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Le rive del Grande Lwangwa


Il sole delle 11:00 è alto nel cielo quando lasciamo l’asfalto rovente della Great-East-Road e ci addentriamo nello sterrato, il fuoristrada inizia a percorrere le piste consumate dalla siccità e la Savana Color Smeraldo comincia ad avvolgerci tra le sue rigogliose braccia fatte di immensi alberi di Mopane, di Baobab, di Senegalia e molte altre piante che non conosco ma che non vedo l’ora di raggiungere, riconoscere, smanazzare un po' e soprattutto ammirare.

Qui il tempo sembra essersi fermato, la terra a tratti è ruvida come la schiena di un coccodrillo con distese di detriti rocciosi trasportati dall’erosione alternati a conche lisce come la pelle di un serpente che modellano le zone alluvionali dove le sabbie si accumulano e si solidificano anno dopo anno. Nulla è mai uguale e in questo complicato reticolo di vita mi accorgo di essere in un ambiente a me nuovo e sconosciuto, completamente diverso da quello vissuto nelle mie esperienze africane precedenti; comincio a sudare freddo!

Il campo è vicino, sempre più vicino, scorgo alcune Zebre e poi un bellissimo maschio di Bushbuck che scompare tra i grovigli complicati delle Senigalia ataxacantha, intorno vocalizzi di uccelli, tante farfalle dai mille colori e io rapito da tutta questa bellezza quasi non mi accorgo di essere arrivato a destinazione.

L’autista spegne il fuoristrada, mi fa un cenno di vittoria e io risvegliatomi dallo sballo del bush alzo lo sguardo e mi ritrovo nel piccolo villaggio dove passerò i prossimi sei avventurosi mesi della mia vita.

Il campo si presenta curato e la vista è mozzafiato; vengo distratto dall’enorme giardino che si tuffa nel Luangwa river, il grande fiume di cui ho letto tanto, affluente del mitico Zambesi. Siamo all’inizio di novembre quindi il fiume è in secca, le sue rive sono distanti un centinaio di metri l’una dall’altra, il suo letto è una immensa distesa di detriti rocciosi di tutte le forme e dimensioni, di isolotti dove la vegetazione sopravvive anche alle piene e di pozze colme d’acqua dove gli animali della Savana cercano sollievo dal torrido caldo stagionale.

Non faccio in tempo a raccogliere i miei bagagli che un omone dal sorriso duchenne mi dà il benvenuto in un inglese travolgente e a tratti incomprensibile. E’ Luis, il mitico Manager della riserva, un sudafricano dai modi genuini e dalla grande esperienza che finalmente conosco di persona dopo svariati messaggi e vocali. La mia presentazione è breve, timida e disturbata dalla ESSE bolognese ma efficace e finiti i convenevoli di rito iniziamo a visitare il campo.

Luis con passo deciso prende l’argine destro del fiume e ci troviamo nel tented camp, un’area ricca di grandi alberi secolari e tanti White-Fronted Bee-Eater dai colori sgargianti. Immerse nel verde ecco le grandi tende tattiche che potranno ospitare volontari e studenti, le due aule didattiche completamente arredate, le strutture murarie con servizi igienici e docce e una grande veranda comune per il vitto, lo studio e il relax.

Tutto è perfettamente in sintonia con la natura e guardandomi intorno mi sembra di essere catapultato all’epoca delle grandi avventure esplorative di David Livingstone, dei pionieri e dei primi scienziati che solcarono gli oceani per scoprire, descrivere e catalogato le innumerevoli forme di vita presenti.

Ora sono qua, in questa terra incantata, e non vedo l’ora di continuare questo racconto per descrivervi giorno dopo giorno le mie esperienze, gli incontri, le emozioni e aggiornarvi su un progetto magnifico che ho l’onore di organizzare e che potrà essere alla portata di tutti coloro che vorranno raggiungermi nelle Savane Color Smeraldo dello Zambia. 

 



         Davide Sita

  • Guida naturalistica AFGA
  • Consigliere Associazione Italiana Esperti Africa
  • Direttore Trip to Rescue Project
  • Responsabile Turismo e Conservazione Private Reserve Zambia

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Commenti: 2
  • #1

    osvalda (lunedì, 24 gennaio 2022 17:47)

    L'Africa è come un'amante che si scopre piano piano e ti stupisce ogni giorno. Fantastica esperienza che spero di condividere quanto prima come volontaria.
    A presto, Osvalda

  • #2

    Letizia (venerdì, 11 febbraio 2022 14:54)

    Un bellissimo diario di Viaggio, arricchito da una scelta accurata delle parole da utilizzare per descrivere tanta bellezza. Grande Davide, aspettiamo i prossimi racconti!